I vini dei Vulcani

Dovete sapere che l’Italia non è solo una delle nazioni produttrici di vino più prolifiche al mondo, ma è anche una delle più attive a livello vulcanico.
Infatti, l’Italia possiede gli unici vulcani attivi nell’Europa continentale, il Vesuvio e i Campi Flegrei in Campania e l’Etna in Sicilia. L’impressionante contributo del Paese al vulcanismo mondiale deriva dalla sua posizione geografica vicino al confine tra le placche tettoniche eurasiatica e africana e le varie micro-placche associate.

Una cosa è chiara: senza la presenza dei vulcani, la natura stessa del vino italiano sarebbe profondamente diversa, infatti, i terreni vulcanici privi di fillossera, hanno contribuito a preservare l’ineguagliabile collezione italiana di uve autoctone e la sua antica e ricca cultura vitivinicola; possiamo dire che i terreni della nostra regione sono influenzati in ogni angolo dal vulcanismo. Le regolari e imponenti eruzioni della vicina isola di Lipari, dei Campi Flegrei, di Roccamonfina, del Monte Vulture e del Vesuvio, hanno depositato ceneri e terra in tutta la regione, arricchendoli di una potente miscela di minerali.

La Campania è una roccaforte di vitigni autoctoni, molti di questi impiantati da almeno 2000 anni; Falanghina, Greco di Tufo, Fiano, trovano i loro habitat ideali, con aromi e sentori diversi a seconda delle zone di produzione, tutti accomunati da una grande eleganza e una grande finezza  grazie alla presenza dei minerali del suolo.

Ed è qui che l’Aglianico, fiore all’occhiello della viticoltura campana, considerata una delle uve più importanti d’Italia, si declina nell’Aglianico del Taburno e Taurasi; il primo più morbido e rotondo, il secondo si fa conoscere per i suoi picchi di robustezza, di struttura, tannicità e acidità spiccate.

L’Aglianico del Taburno DOCG copre 13 comuni sulle pendici orientali del Taburno-Camposauro, i più piantumati dei quali si affacciano leggermente a Nord nella Valle Telesina intorno ai comuni di Foglianise, Vitulano e Torrecuso dove l’influenza vulcanica è più evidente e i vini più densi e strutturati.

Il rosso di punta di Avellino è il Taurasi DOCG a base di aglianico, il primo vino dell’Italia meridionale ad aver ottenuto la “G” ed è sicuramente vino maestoso e potente.

Strutturato e adatto all’invecchiamento, questo biotipo coltivato in zona risente delle ceneri vulcaniche ricche di ferro e dei terreni argillosi della zona, esprimendosi in modo unico.

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